Bici e Economia, Antonino Parrinello: “Per rivedere le corse è fondamentale far ripartire l’industria delle due ruote”
L’emergenza sanitaria sta mettendo a dura prova l’economia globale, con settori gravemente colpiti come quello delle due ruote, caratterizzato da una forte stagionalità: le vendite si concentrano nei mesi primaverili e questo blocco imposto sta mettendo a dura prova la tenuta del settore. A lanciare un forte grido di allarme è Antonino Parrinello, portacolori in carriera di Androni Giocattoli, Bottecchia D’Amico e GM Europa Ovini, che da un paio di stagioni ha appeso la bici al chiodo, rimanendo tuttavia nel settore dove è referente commerciale per la Lombardia e la Toscana della Bottecchia, storico marchio fornitore tra l’altro della Emme4, lo splendido mezzo da corsa per la formazione di Gianni Savio.
Come stai vivendo questa situazione?
La situazione è grave per tutti e ovviamente la tutela della salute ha la precedenza su tutto il resto e sottolineo davvero questa premessa, ma al contempo si deve seriamente prendere in considerazione una tempestiva ripartenza, graduale e in sicurezza dei vari settori dell’economia. Il mio lavoro mi mette a contatto con diverse realtà e il nostro settore quello delle biciclette è in ginocchio: marzo e aprile sono i mesi fondamentali dove si concentra la maggior parte del fatturato e i negozianti chiusi sono in croce: devono pagare affitti, bollette e un prestito da 25mila euro non è la soluzione perché poi i debiti si accumulano e se non si riparte in fretta credo che molti negozi non apriranno più. Poi il settore, come tutta l’economia è fortemente interconnesso e i problemi si ripercuotono su tutta la filiera cioè i mancati pagamenti delle biciclette che sono ferme nei negozi e non possono essere vendute comportano mancanza di liquidità per i produttori che a loro volta non potranno pagare i loro fornitori, la situazione è TRAGICA.
Come si ripercuote questa situazione sulle squadre di ciclismo?
A parte i grandi sponsor che arrivano da alti settori economici e che anche loro stanno vivendo una situazione difficile, il supporto tecnico e finanziario delle aziende del settore è fondamentale: dalle biciclette ai componenti al vestiario agli integratori, tutti i player del mondo bici investono risorse e materiali nelle corse e se non salviamo il settore rischia di crollare tutto.
Cosa proponi per ripartire? Hai già pensato a una tua proposta?
Con le dovute tutele per la salute penso che si dovrebbe dare la possibilità ai professionisti di uscire ad allenarsi da soli, ma anche agli amatori, differenziando anche gli orari: la ripresa delle attività farebbe sicuramente ripartire il settore e potrebbero riaprire i negozi visto che si potrebbe far entrare un cliente alla volta e rispettare tutte le precauzioni necessarie per la tutela della salute, scusa se ripeto ancora il concetto ma la vita ha la priorità su tutto. Solo se ripartiamo in fretta senza perdere l’intero fatturato annuale potremo sopravvivere. Mi aspetto però una maggior coesione e forza da parte del settore, dobbiamo far sentire tutti insieme la nostra voce, il mio non deve restare un piccolo grido di allarme isolato.
Come vedi il mondo delle competizioni?
Per quello la situazione è molto più complicata, sarà davvero difficile ripartire in sicurezza. Ci sono troppi fattori in gioco, non si possono garantire le distanze di sicurezza, il pubblico, i trasferimenti negli hotel, la presenza di corridori che arrivano da tutto il mondo. Qui la situazione è davvero molto complicata e non ho una soluzione e a malincuore penso che sia anche possibile che dovremo aspettare a lungo. Ma dobbiamo ricordarci che se l’economia legata al mondo delle due ruote non riparte subito, non so con quali soldi si potranno allestire le squadre in futuro.
Ripartire è sufficiente?
È un primo passo, ma dobbiamo fare di più dobbiamo creare un nuovo mercato la soluzione è davanti ai nostri occhi, la bici deve ritornare ad essere un mezzo di trasporto per andare al lavoro, non è solo un mezzo per fare attività sportiva: leggiamo in questi giorni che alcune città come New York, Bogotá e Berlino stanno dando la priorità alle biciclette nella mobilità urbana con piste ciclabili o semplicemente permettendo alle bici di usare le corsie dedicate a taxi e mezzi pubblici. Gli assembramenti sui mezzi pubblici sono troppo pericolosi per la diffusione del contagio e dovremmo seguire questi esempi e promuovere una nuova mobilità per chi va al lavoro. I pendolari potrebbero sostituire tram, treni e autobus con la bicicletta, anche quella elettrica e potrebbero percorrere medie distanze senza rischiare di ammalarsi o far propagare o questa terribile malattia, e come sottolineato dalla sezione di Confindustria che si occupa delle due ruote, la Ancma, nella missiva inviata al premier Conte “la bici oltre a permettere di mantenere le distanze attiva il metabolismo e aumenta le protezioni immunitarie contro i virus” quindi la bici potrebbe aiutare a ripartire non solo il nostro settore ma l’intera economia”.
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Ai Responsabili del ciclismo agonistico su strada
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LETTERA APERTA
Quando il mondo sospeso di COVID 19 ci lasciera’,tante famiglie,aziende e sport si faranno tanto male almeno sul fronte dei soldi!Il ciclismo agonistico su strada è tra i piu’ esposti alla crisi economica.L’attivita’ costa tanto e non produce reddito dal pubblico per gli organizzatori,tutti in balia degli sponsor,dei contributi regionali e comunali ,della presenza televisiva in gran parte negata.A peggiorare la situazione è il suo essere di sport tradizionalista,ben lontano dal ritmo televisivo,caratteristica invece di altri sport ,spesso noioso e dall’esito scontato,un documentario paesaggistico ad alto costo.Naturalmente,a rimetterci è l’anello debole del sistema,il ciclista.
Il dopo Covid 19 costringera’ anche il ciclismo ad abbattere i costi,strizzare le menti per trovare denaro e proporre nuove idee per una maggiore visibilita’.
Eppure.questo sport ha tutto quello che serve per essere inserito nel mondo moderno come il coraggio,l’avventura,la velocita’,il rispetto per l’ambiente,storia e personaggi da far invidia e soprattutto, un veicolo vantaggioso per gli sponsor.Necessita soltanto dello scontato rinnovamento a cui ,personalmente,desidero collaborare.Di seguito alcune proposte:
1 Coordinamento periodico delle varie componenti del ciclismo a tutti i livelli,mondiale,nazionale e regionale per gestire il movimento con lungimiranza e gradualita’.
2 Il vero rinnovamento del ciclismo deve partire dall’alternanza meritocratica attraverso i risultati acquisiti nelle gare.
3 Il Doping è una macchia indelebile per l’atleta,per lo sport.Tanti sono i colpevoli ma a pagare è solo l’atleta,segnato per sempre,altro che due anni.Meglio ,allora,radiarlo alla prima positivita’!
Altro discorso è la “Regola del Whereabouts” che offende alla radice i diritti umani di liberta’ e dignita’ dell’atleta.In sintesi,i ciclisti ,come altri sportivi di valore nazionale,devono comunicare la reperibilita’ giornaliera per i controlli anti-doping fuori delle gare.
Finiamola con quest’accanimento medievale.I controlli vanno fatti in occasione delle gare visto che esiste gia’ il passaporto biologico.Risparmiamo soldi e rispettiamo la dignita’ della persona.In allegato la mia Istanza al Coni del 2011(tramite mio figlio Avv,Francesco Di Pretoro)sull’argomento,rimasta,naturalmente ,senza risposta(Allegato 1)!
4 Signori Organizzatori,il destino del ciclismo su strada è nelle vostre idee,voi siete i registi del nostro sport.Conosco per esperienza diretta le vostre difficolta’ ma dobbiamo assolutamente rinnovarci per dare al ciclismo una veste adeguata ai tempi del dopo Covid 19.Punti fermi:ridurre i costi di gestione,diminuire la dipendenza dai finanziamenti esterni,gare piu’ frizzanti,pubblico in qualche modo pagante.Di seguito le mie proposte:
a)Diminuire i km ed il tempo di gara.160 km,quattro ore di corsa sono piu’ che sufficienti per far conoscere il territorio e divertire gli appassionati.L’ideale?120 km in linea e 40 in circuito.Finiamola con il ritenere una gara importante solo se supera i 200 km.Il corridore resistente non paga piu’,permette, con la sua squadra, la fuga calcolata e …. tanta,tanta noia.Questo discorso vale anche per il Campionato del mondo.Ottimo l’inizio in linea ma come si fa’ a proporre un circuito finale di 15-20 km .La F1 gareggia a Monza in 5.793 mt e la moto GP, al Mugello 5.245 mt.In tanti anni di mondiali non ho mai visto(esclusi gli ultimi km)i ciclisti proseguire la corsa con distacchi superiori ai 7 minuti.I chip,montati sulle bici, non servono ad evitare la confusione?
Infine,meno km ,meno costi e piu’ attenzione al percorso per la sicurezza del concorrente.Vi sembrano poco?
b)I Traguardi volanti con abbuoni “sostanziosi” e punti nelle gare a tappe nonche’ i soldi in quelle in linea(si puo’ fare la classifica unica attraverso la sommatoria dei punti tipo l’americana) sono indispensabili per movimentare la corsa,scombinare i piani delle squadre e tenere vigile lo spettatore davanti alla tv.Ne metterei tanti(gran premi della montagna compresi),non meno di quattro.
c)L’arrivo come lo stadio.Gli ultimi 200 mt. attrezzati con tribune per vivere uno spettacolo di due ore.Il mix giovani cantanti e gare tipo pista sono perfetti fino all’arrivo della corsa principale o meglio,all’ingresso di quest’ultima nel circuito di 5-7 km da ripetere piu’ volte.Intorno, gli stands per acquistare i gadget,osservare le bici dei campioni , mangiare un panino con la birretta e giocare ad indovinare chi vince.
Chi non pagherebbe 5-10 Euro per gustarsi tale evento?
Festa grande per la citta’ e soldi risparmiati per l’organizzatore, se la partenza e l’arrivo coincidessero.
d)Il gioco è il miglior collante fra evento e tifoso soprattutto quando non c’è un Pantani o una squadra a cui legarsi.La corsa ciclistica offre numerose possibilita’ di gioco legato al piazzamento di una decina di concorrenti,ai traguardi volanti,al gran premio della montagna,all’ordine di arrivo,alla classifica.I premi?Semplicemente rappresentati dai prodotti degli sponsor.
e)Ogni gara deve organizzare sullo stesso percorso anche la cicloturistica o medio fondo visto che l’appassionato di ciclismo è anche un buon pedalatore.Sarebbe perfetto prevederla prima della gara principale,nello stesso giorno.Gia’ penso agli ultimi 50-70 km di un tappone con arrivo in salita!
f)Mi auguro,infine, che il nuovo ciclismo agonistico su strada offra Montepremi piu’ alti ai ciclisti che,correndo “senza rete”, rischiano continuamente di farsi male per soddisfare interessi piu’ grandi di loro.
5 Le squadre ciclistiche moderne necessitano di una cultura manageriale di non poco conto e la consulenza di esperti.Le squadre minori sono veri e propri sodalizi benemeriti per la promozione dei giovani al ciclismo e la loro educazione in senso lato .Tutte cercano sponsor affidabili ma nella realta’ molte si affidano alla generosita’ dei soci e degli appassionati.Sganciarsi dagli sponsor è un’utopia ma non ci si puo’ limitare a seguire solo i ragazzi nell’attivita’ sportiva.Dalla sede sociale devono partire numerose iniziative collaterali come l’ organizzazione di viaggi al seguito della squadra,feste sociali,vendita di gadget ecc.ecc.
6 Fondo di solidarieta’ per le squadre agonistiche giovanili,quelle degli esordienti,allievi e Juniores.Queste,infatti,sono le associazioni piu’ vulnerabili economicamente ma anche le piu’ utili per lo sviluppo del ciclismo.In fondo,sarebbero sufficienti 5 euro prelevati dalla quota di iscrizione alle gare amatoriali,cicloturistiche o gran fondo per formare annualmente il fondo di solidarieta’ da consegnare a fine anno ai primi della classifica con una significativa cerimonia.Sarebbe opportuno coinvolgere anche gli Enti,visto che parlano sempre di promozione al ciclismo.Di seguito la mia ipotesi:
L’ammontare complessivo del Fondo di Solidarieta’,comprese le eventuali donazioni spontanee, sara’ diviso fra le tre categorie con questa percentuale :45% Juniores,30% Allievi e 25% Esordienti.La somma per ciascuna categoria verra’ equamente distribuita alle squadre meritevoli del Nord,Centro e Sud Italia.
Il contributo sara’ elargito alle societa’ sulla base delle gare concluse (o quanto meno superata la meta’ del percorso)dai loro atleti.Ogni ciclista acquisisce un punto per ciascuna gara maggiorato di una percentuale basata sui chilometri percorsi(la strada piu’ diretta)dalla sede societaria al luogo di partenza : 2% da 0 a 50 km-5% da 51 a 100 ed il 10% da 101 ad oltre.Esempio:2 ciclisti gareggiano a Roma provenienti da Pescara(loro Sede) ovvero km 208.Conclusa regolarmente la gara,alla societa’ andranno 2,2 punti.I giudici ricevono prima della partenza il modulo riempito dalla squadra.Al termine della corsa,lo stesso,sara’ riconsegnato con il punteggio aggiornato.
7 Voglio concludere le mie proposte con la “sicurezza” dei ciclisti in allenamento sulle strade aperte al traffico.Chiariamo le idee:il ciclista è in balia di mezzi piu’ pesanti e veloci,spesso guidati da persone stanche,distratte o alterate.Certamente si tende a scegliere le strade scarsamente trafficate ma basta uno screanzato e la giornata finisce male.Si pedala in sicurezza solo nelle ciclovie separate(Foto 2),rare e costose,talvolta inutili per certi lavori.Il giusto compromesso l’ho riscontrato nel nord Europa,in cui si riconosce all’utente ciclista il suo spazio su tutte le strade,anche quelle strette(Foto 3-4).Tale corsia ciclabile puo’ essere invasa dagli automezzi solo in assenza di chi pedala(Foto 5).Ritengo,infine, utilissime le varie campagne pubblicitarie a nostro favore e rivolte ai motorizzati(Foto 6) nonche’ i ciclodromi(Foto 7),impiantati ai margini delle citta’, per divertirsi in sicurezza.E’ decisivo ,per avviare concretamente la diffusione di tali infrastrutture, l’intervento dei dirigenti del ciclismo presso i Ministeri delle Infrastrutture e dello sport,presso le Regioni ed i Comuni.
Chi ritiene utile questo lavoro lo diffonda,lo dibatta con gli altri, per far crescere il ciclismo su strada!Grazie.
Gianfranco Di Pretoro
Roma 9 4 2020
Impegno con la FCI nel tempo(Foto 8) e quello attuale con l’Associazione G.D.P.(Foto 9)